Restauro

Indice

13 SETTEMBRE 2017

1. PASSO

Contatto con Ufficio dei beni Culturali (UBC) per ottenere approvazione per procedere al rinnovo del tinteggio interno.

31 GENNAIO 2018

INDAGINI

Indagine preliminare per la stesura di un progetto e preventivo restauro.

5 FEBBRAIO 2020

curia

Consegnata in Curia Vescovile tutta la documentazione in nostro possesso relativa alle indagini preliminari.

26 AGOSTO 2020

tetto

Primi interventi previsti:
perizia nel sottotetto per stabilire la presunta presenza di amianto. La priorità dei lavori verrà data al rifacimento del tetto, perché la copertura del corpo principale e delle cappelle laterali della chiesa versano in condizioni precarie e necessitano di una sistemazione. Per cui l’interesse del restauro si è orientato ora su una priorità all’esterno invece che all’interno come si pensava inizialmente.

28 APRILE 2021

PREVENTIVo

Il preventivo viene approvato dall’Assemblea parrocchiale.

7 OTTOBRE 2021

licenza

Otteniamo la licenza edilizia. La licenza per l’impianto solare è stata negata.

10 MARZO 2022

FINANZIAMENTO

Si stabilisce un piano di finanziamento.

4 LUGLIO 2022

inizio lavori

Inizio ufficiale dei lavori con la posa dei ponteggi all’esterno.

29 LUGLIO 2022

CAMPANILE

Terminato il tetto del campanile.

22 AGOSTO 2022

tetto chiesa

Inizio restauro tetto principale chiesa

2 NOVEMBRE 2022

interno

Ultima celebrazione in chiesa, prima dei restauri interni.

10-11 NOVEMBRE 2022

reti antipiccioni

Dopo vari tentativi di trovare un dissuasore efficace per evitare che i volatili, con il loro guano lordino il campanile, si è passati a un intervento più incisivo con la posa delle reti antipiccioni nel vano delle campane.

15-16 NOVEMBRE 2022

SGOMBERo

Spostamento delle pedane e dei banchi.

22 NOVEMBRE 2022

ponteggi

Inizio posa ponteggi all’interno della chiesa.

28 NOVEMBRE 2022

organo

Smontaggio dell’organo per poterlo mettere in sicurezza in sacrestia.

13 GENNAIO 2023

PONTEGGI

Terminata posa ponteggi interni.

3 FEBBRAIO 2023

tetto

Terminato tetto principale chiesa.

27 APRILE 2023

colore

Viene confermato con Ufficio Beni Culturali la tinta del fondo e delle lesene, risultato del lavoro di vari sondaggi.

21 GIUGNO 2023

Tetti laterali

Inizia la sistemazione dei tetti delle Cappelle e dell’entrata principale

6 settembre 2023

TETTI LATERALI

I tetti delle cappelle e del portico dell’entrata principale sono terminati.

21 settembre 2023

PONTEGGI
INTERNI

Sono stati tolti tutti i ponteggi sia esterni che interni.

26 ottobre 2023

Posa banchi

Terminata la sistemazione dei banchi e montati i radiatori.

24.12.2023

PRIMA s.MESSA

Alle 10:00 prima celebrazione dopo i restauri.

Dipinti figurativi, decorazioni pittoriche, stucchi e dorature, intonaci storici.

L’obiettivo del nostro intervento è stato quello di valorizzare l’apparato decorativo presente in chiesa. Questo era stato molto rimaneggiato nel tempo e ridipinto con prodotti impropri e colori non adeguati.
Per creare un’armonia tra cappelle, dipinti e gli elementi plastici, si è pensato di recuperare una situazione cromatica generale esistente verso la metà del 1800.
Sui fondi delle pareti e delle volte, in origine decorate, si è proceduto ad una semplificazione, in quanto un recupero dei dipinti originali non era purtroppo più possibile.
Siamo pero’ riusciti a riproporre gli spazi che erano occupati da cornici modanate nelle lesene e nei sottarchi con al centro dei rosoncini.
Un altro recupero possibile è stato quello della decorazione ornamentale della finestra sulla lunetta in controfacciata.
Sui dipinti figurativi è stato realizzato un intervento di conservazione e restauro con una pulitura dell’intenso sporco superficiale, il consolidamento del colore ed un’integrazione pittorica delle perdite delle crepe e delle abrasioni.
Nelle due cappelle laterali con i preziosi stucchi, si è asportata completamente la ridipintura realizzata nella seconda metà del
XX sec. con colore sintetico, come anche le pesanti dorature a bronzina applicate in aree non corrette.
Questo intervento ci ha permesso di riscoprire i colori del 1827 e le tracce delle dorature originali.
I ritocchi delle cadute di colore e degli stucchi, da noi ricostruiti laddove compromessi ed il rifacimento delle dorature con foglia d’oro 24k, ci restituiscono una visione molto simile alla situazione del XIX sec.

Rudy Sironi
A&S Conservazione beni Culturali sagl, 6817 Maroggia

S.Gervasio e Protasio, Cadempino

Costruito prima dell’anno mille, forse su ordine del monastero di S. Ambrogio di Milano e dei suoi monaci, proprietari grazie alla donazione di Totone da Campione, anno 777. La datazione della chiesa è resa possibile dai pesci visibili negli affreschi in fondo alla chiesa, uguali a quelli ritrovati a Deggio, nella chiesa di S. Martino.
Gervasio e Protasio sono stati scelti quali patroni poiché nella basilica ambrosiana sono presenti i resti dei corpi dei due martiri.
Ristrutturata a partire dal 1636, nel 1967 viene iscritta nell’elenco cantonale dei monumenti storici. Durante l’ultimo restauro, 1995/96, sono stati rivelati gli affreschi romanici fin’ora coperti dall’intonaco, sono state rinvenute le fondamenta dell’edificio primitivo e il pregiato pavimento in cotto del settecento.
L’altare è invece del 1661, decorato nel 1741 in scagliola a intarsio, chiamato anche marmo dei poveri, ad opera di Giovan Battista Rapa, in stucco lucido con tela raffigurante la Madonna del Rosario e i Santi Gervasio, Protasio e Domenico, attribuita a Giacomo Casella (1670); in basso si può scorgere lo stemma araldico della famiglia Tamossi di Cadempino, è tagliato in due, nella parte alta sta il giglio, sotto, è diviso per metà da un tronco d’albero sul quale si arrampicano due capre, ai lati stanno le lettere D.G.T. (Don Gerolamo Tamossi). Il campanile romanico con tetto in piode risale alla metà dell’ XI secolo.
L’edificio attuale, rivolto ad ovest, è ad aula unica con coro quadrangolare: fu eretto incorporando resti della chiesa primitiva, che era stata ampliata verso nord nel corso del XV secolo inglobando il campanile. Sulla parete esterna sud della navata è presente un frammento di affresco tardogotico raffigurante i SS. Cristoforo e Giovanni Battista. All’interno, lungo le pareti est e sud, si conserva un frammentario ciclo di affreschi romanici (XI-XII secolo), con S. Gervasio, Annunciazione, Visitazione e Natività, delimitati superiormente da un fregio a meandri con pesci e nella parte inferiore da un velario.

pagliotto dell’altare
chiesa_cadempino_2
affresco romanico, Oratorio di San Gervasio e Protasio, Cadempino
pavimento dell’Oratorio di San Gervasio e Protasio, Cadempino

S. Zeno, Lamone

Chiesetta di S. Zeno

Proprietario: Patriziato di Lamone

San Zeno fu un vescovo di Verona, di origini mauritane, algerine oppure marocchine, morto il 12 aprile del 371/372.
L’oratorio si pensa possa essere stato dedicato a San Zeno poiché gli uomini di Lamone usavano emigrare nelle zone di Brescia, Bergamo e Verona in qualità di muratori e stuccatori. Stando a ricerche di don Giovanni Sarinelli, parroco di Lamone dal 1919 fino al giorno della sua morte, l’oratorio fu costruito nel 1490. La pala dietro l’altare raffigura la Madonna, con al fianco San Zeno e, probabilmente, San Grato.

Sul portale di ingresso alla chiesa è visibile la data del 1539.

La data del 1490 incisa sulla pietra sacra d’altare. Si ipotizza che forse già nel corso del secolo VIII ci fosse una cappella di campagna, anche se non si hanno scritti o testimonianze che convalidino l’ipotesi che richiami ad una fondazione longobarda. La prima data su cui si può invece fare affidamento è il 1490, siccome essa risulta incisa sulla pietra sacra d’altare: ovvero, in quel momento, esisteva un oratorio per celebrarvi la messa. Il primo documento
in cui si parla della chiesa di San Zeno porta la data del 1539, indicata sul portale: si tratta degli atti di una visita pastorale del vescovo Ninguarda in cui tra l’altro si legge che «… vi è la chiesa di San Zeno un terzo di miglio sopra la montagna ove vi habita uno heremita piemontese…». Significativo quanto si legge negli atti delle visite pastorali del vescovo mons. Torriani di Como il 9 maggio 1670: «… Nel medesimo giorno visitò l’oratorio di S. Zenone sul monte dello stesso nome, sopra il luogo di Lamone, Pieve di Lugano, distante dalla medesima terra un miglio e mezzo, con una strada ardua. È dedicato a S. Zenone, poco corredato, antico, pavimentato rozzamente, con soffitto cretaceo, contiene una sola cappella fatta a volta, dipinta, angustissima, alla quale conduce un mezzo gradino. L’altare è poco ordinato e la pietra sacra non incastrata, perché
la mensa marmorea è intera, epperò deve venire scavata per potervi inserire detta pietra. Vi è una campana sopra il tetto colla cord ache pende entro la chiesa, al lato sinistro della porta verso mezzogiorno (dove si trova la pila dell’acqua santa).
La porta è nella facciata di fronte e ben chiusa. Vi sono due finestre. Ne ha cura un certo Eremita. La porta che mette dal detto oratorio alla stanza dell’eremita che doveva forse essere il luogo della sacristia,è rotta ed indecente. Qui vi dorme un Eremita pigro al sommo e scemo e quel posto sembra più stalla che altro. Gli fu comandato di non più dormire in quel luogo, e che gli uomini, o meglio la comunità di Lamone, sia obbligata a costruire un altro luogo per dormire. La porta deve essere cambiata. La suppellettile dell’oratorio sufficiente, si conserva in un piccolo armadio che è ben chiuso».

Sul campanile dell’oratorio di San Zeno è presente una campana, di nota Mi acuto, fusa nel 1852 dai fratelli Barigozzi nella loro filiale di Locarno. La campana è montata a sbalzo (come lo erano in origine le campane della parrocchiale); sul suo ceppo in legno è incisa la data 1879.


Il primo eremita a rifugiarsi a San Zeno pare provenisse dal Piemonte. L’eremo fu però aggiunto alla chiesetta soltanto dopo il 1670 ed ospitò eremiti sino al 1832. Del 1827 è invece la nuova cappella della Visitazione.
Il parafulmine dell’oratorio fu posato nel 1911, dopo che un fulmine colpì l’oratorio causando danni non indifferenti.
A nord dell’oratorio è presente un masso cuppelliforme sul quale, con pazienza, si possono intravedere in alcune bacinelle delle croci, are votive dell’epoca neolitica (6000 anni a.C). Ben più visibili dalla sommità del San Zeno (Lamone 321 m s.l.m. mentre San Zeno 562 m s.l.m.) sono invece i Denti della vecchia, il Monte Boglia, il Monte Brè, il Sighignola, il Monte Generoso, il Monte Ferraro e il Monte Tamaro.